Un libro fotografico di Gianni Rizzotti che racconta la terra sarda e la sua anima più autentica; va sfogliato con gli occhi e con il cuore per conoscerne i veri ritmi, a volte più calmi, altri più impetuosi.
Gianni, la tua passione per la fotografia inizia da giovanissimo.
Già a 9 anni avevo la mia prima macchina fotografica, regalata da mio padre. Ovunque mi capitasse di andare e qualsiasi cosa facessi sentivo sempre il bisogno di raccontarla con le immagini. Dopo aver frequentato la scuola di fotografia a Milano, ho successivamente imparato sul set di due grandi maestri del click patinato Serge Libiszewski e Gian Paolo Barbieri. A soli 26 anni ho aperto il mio studio fotografico a Milano ed è iniziata la mia carriera nella moda e nella pubblicità, guidata dall’istinto, cercando sempre di trasmettere la mia personalità, i miei due sguardi: quello del fotografo di reportage e quello del fotografo di moda.
“La mia Sardegna”. Cosa rappresenta per te questa terra?
Bellezza, orgoglio, passione, amicizia, istinto, isolamento, natura e autenticità. La Sardegna è territorio, persone, tradizione e cultura. Ed è proprio questo che ho voluto trasmettere attraverso le oltre 190 immagini del mio libro Oru Nostru, La mia Sardegna.
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Che cosa ti ha sedotto di più della regione la prima volta che ci sei stato? È stato un amore a prima vista oppure un innamoramento crescente?
Posso dire che è stato un vero colpo di fulmine. Quando 35 anni fa sono andato per la prima volta in Sardegna, mi trovavo a Sant’Antioco nel sud dell’isola, era una giornata di maestrale, un sardo mi ha offerto un bicchiere di Vermentino e la bottarga… Non mi serviva nient’altro, avevo capito che sarei tornato più e più volte. E così è stato.
Dopo aver visitato luoghi ad ogni latitudine, perché raccontare proprio la terra sarda?
Il motivo è semplice: volevo omaggiare questa terra che mi ha accolto e che ho conosciuto nel corso degli anni. È una continua sorpresa nei luoghi, nel folklore e nelle persone, ancora oggi. Va scoperta piano, con i suoi ritmi e momenti, senza forzare nulla.
Che tipo di progetto è “Oru Nostru” e cosa viene rappresentato della Sardegna.
È un vero e proprio viaggio fotografico che si è alimentato giorno dopo giorno con il passaparola degli artisti e artigiani che ho fotografato e che mi suggerivano di volta in volta nuovi volti e nuovi luoghi, tutti incredibilmente ricchi e autentici nella loro unicità. Si compone di 199 immagini con foto di Paolo Fresu, di Antonio Marras, di Chiara Vigo che si alternano a volti centenari, ad artigiani della seta, del legno e del ricamo. All’interno ci sono scatti di Sa Carrela ‘e Nati a Santu Lussurgiu, della Sartiglia e delle manifestazioni a Ottana, Mamoiada, Sant’Antioco e non solo. E ancora le immagini delle eccellenze sarde dell’enogastronomia, come i Su Filindeu, dei luoghi dell’arte e della cultura disseminati nell’intera regione, tra cui il sito archeologico di Barumini. Infine, la natura e il mare, selvaggi e meravigliosi, non potevano mancare.
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Perché la scelta di un racconto prevalentemente bianco e nero? Nel volume è presente un breve capitolo a colori.
Ho preferito il bianco e nero perché con le sue sfumature e contrasti ha permesso di enfatizzare la mia visione. E poi il bianco e nero è il mio vero colore. Ho voluto comunque inserire un breve capitolo a colori, quelli della Sardegna, per conferire al progetto un senso più reale e completo ai soggetti rappresentati. E quindi ecco il verde dell’olio, il colore dorato del pane carasau, il giallo-ambrato della bottarga, il rosso dello zafferano e naturalmente le sfumature del blu e dell’azzurro del mare.