I social network sono un’interessante opportunità di lavoro e parecchi giovani ambiscono a diventare imprenditori digitali o, più semplicemente, influencer. Abbiamo intervistato Il Signor Distruggere che ci racconta la celebrità sul web.
Nell’ultimo decennio l’evoluzione dei social network ha raggiunto vette tali da infondere speranza nei giovani di oggi, spingendoli a sognare di poter diventare influencer. Un motivo potrebbe essere che, essendo “social”, sembrano dare democrazia a tutti. Un po’ come la promessa dell’American dream: tutti (a parole) hanno l’opportunità di diventare qualcuno.
Abbiamo voluto fare qualche domanda a uno degli influencer/imprenditori digitali italiani più in voga sul web, per cercare di capire cosa si trova sotto la patina luccicante che ricopre la professione di influencer, in modo da dare un’idea a questi giovani di cosa stanno davvero sognando.
Con 545 K followers su Instagram, più di un milione su Facebook e 71 K su Twitter, Vincenzo Maisto, noto ai più come Il Signor Distruggere, è diventato celebre per aver portato alla luce, in maniera ironica e irriverente, la figura sociale di “mamma pancina”, ovvero la donna che vive per rendere felici marito e figli. L’universo da lui trattato, però, arriva a inglobare i loro mariti e anche recensioni e temi di attualità. Il tutto continua a essere presentato sempre con lo stesso sarcasmo e cinismo che lo contraddistinguono e che lo hanno portato ad essere amato – ma anche odiato – da molti. Ecco qual è il suo punto di vista in merito alle domande che gli abbiamo posto:
Oggi diventare un blogger o una celebrità del web è l’ambizione di molti giovani. Parlando attraverso la tua esperienza, quali sono le difficoltà che si incontrano e i compromessi da tenere in conto cercando di affermarsi in questo settore?
Bisogna partire dal presupposto che non si avrà quasi più la libertà di poter dire le cose così come le dicevi prima, con la stessa leggerezza. Perché tutto è potenzialmente offensivo. Esempio:
“Dopo la fila dal medico di base (prima di me c’era solo una signorina) mi ha chiamato Marco per lo spettacolo al delfinario, ci andremo quando mia nipote avrà finito questi inutili e incomprensibili compiti per le vacanze.”
Se questa frase la scrivessi io dovrei gestire almeno quattro diversi shitstorm di gente che viene da te appositamente per insultarti.
• le femministe fanatiche per il termine “signorina”: non si utilizza “signorino” per indicare un uomo non sposato o giovane, quindi utilizzarlo solo per le donne è sessista.
• I medici: “medico di base” è offensivo per la categoria, si chiamano “Medici di medicina generale”.
• La categoria degli insegnanti: con “incomprensibili compiti per le vacanze” ho indirettamente offeso la maestra/docente che li ha preparati, e se tocchi una categoria è finita.
• Gli animalisti: il “delfinario” è uno degli argomenti tabù come lo zoo e come il circo (non vado in nessuno dei tre luoghi, andai al circo all’età di 10 anni e al delfinario su invito nel 2010 e non ci tornerei). Parlare di queste cose significa finire sulle pagine degli estremisti con fotomontaggi, insulti e minacce di morte.
Quindi, cari aspiranti blogger/influencer, sappiate che ora potete parlare di tutto con leggerezza, superati i 100K dovrete iniziare ad edulcorare, superato il milione solo frasi brevi e lette da altre tre persone prima della pubblicazione. Quindi questo è il compromesso, per quanto riguarda la difficoltà oggi è notevole, io iniziai nel 2011, tutta un’altra epoca geologica. Non saprei da cosa partire oggi.
Credi che il mondo sia ingiusto nei confronti dei giovani che cercano di affermare la propria voce in modo indipendente?
Sui social network forse sì, c’è troppa concorrenza e l’originalità non sempre viene premiata. Sconsiglio comunque di rivolgersi a fantomatici guru per diventare influencer o ad automatismi e bot per crescere su Instagram: tutto deleterio e inutile. Meglio coltivare una propria nicchia.
Ogni lavoro “figo” ha un’attività di backoffice monotona e noiosa. Bisogna farsene una ragione. Qual è la parte monotona e noiosa del tuo?
Leggere le 200/300 email giornaliere che comunque a me arrivano filtrate. Questo perché, ovviamente, tutte le persone che scrivono non si conoscono tra di loro, quindi se i miei follower identificano in un dato evento un argomento che possa essere di mio interesse, me lo segnalano. Quindi capita di dover leggere 50 email identiche che parlano della stessa cosa.
Spesso e volentieri le persone pensano di potersi fare un’idea di un’altra persona semplicemente andando a guardare il suo profilo social. Lo fanno anche gli HR prima ancora di decidere se farti un colloquio telefonico. A maggior ragione lo si potrebbe pensare di te che, con la tua prospettiva e i tuoi ideali condivisi su Facebook, Instagram e Twitter, ci hai costruito un business. Cosa diresti a questo tipo di persone? C’è qualcosa di te che credi che nessuno abbia capito o che non ha mai avuto l’occasione di uscire fuori?
Trovo giusto che il datore di lavoro dia un’occhiata al candidato sui social prima di prendere una decisione, perché gli squilibrati esistono e se io vedessi qualcosa che va totalmente contro la mia morale, la decenza o la legge, è meglio saperlo prima. Credo di essere abbastanza cristallino nelle cose che dico e che faccio. Ovviamente spesso vengo frainteso, ma è normale, se parli a 1 milione di persone non tutte recepiscono le cose allo stesso modo, già arrivare al 70% della platea lo considero un successo. E’ una dote più da politico quella di farsi capire da tutta la propria base e io non sono un politico.
Guardando oggi ciò che hai creato, è come te lo eri immaginato? Come vorresti che fosse, invece, in futuro?
Guarda non me lo ero immaginato. Aprii il blog nel 2011 mentre nella mia vita facevo totalmente altro. Era un passatempo serale, non avrei mai pensato che sarebbe diventato un lavoro pochi anni dopo. Per il futuro vorrei trasformare il mio blog da Il Signor Distruggere a Il Signor Viaggiare, tutto grazie agli indennizzi di chi non ha gli strumenti intellettivi per riuscire a moderare la bocca sui social network credendoli zona franca. Il problema è solo che la giustizia è lenta, la fortuna è la sua inesorabilità.